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Esplorando il mondo del Sax tenore: conversazione con Simone Orlandi

La storia appassionata di un musicista romano che ha fatto del sassofono il suo compagno di viaggio.

Nel panorama musicale di Roma, emergono storie di passione, impegno e amore per l’arte. Simone Orlandi, trentenne romano, incarna perfettamente queste qualità. Si è laureato in Sassofono Jazz al Conservatorio di Latina, e poi ha continuare a dedicare la sua vita alla musica, con il sassofono tenore come fedele compagno. Attraverso le sue esperienze e riflessioni, ci immergeremo nel mondo avvincente di questo talentuoso sassofonista.

Simone è anche l’insegnante di Sassofono della nostra scuola e non vede l’ora di insegnarti a “urlare” alla vita con questo strumento a fiato.

Simone, come hai iniziato il tuo viaggio nel mondo della musica e del sassofono?

Ciao Pianetin*, ho avuto la fortuna di avere un padre che suona la tromba e di conseguenza mi sono potuto avvicinare abbastanza presto alla musica jazz e soprattutto al mondo musicale romano. Al sassofono non si cono arrivato subito, come si potrebbe pensare, ma ho iniziato come bassista. Con il tempo, lo studio, le nuove conoscenze e tanta buona volontà sono poi arrivato a scoprire il sax, da lì non mi sono più fermato fino ad arrivare a oggi.

C’è una storia dietro il tuo primo incontro con il sax?

Ho deciso di voler studiare seriamente musica alla fine delle scuole superiori. Già strimpellavo la chitarra elettrica ed ero in quel periodo dell’adolescenza in cui si è arrabbiati contro il mondo e suonare mi allontanava dai problemi “terreni” della vita.

Il mio primo incontro con il sassofono invece è stato puramente casuale, conoscevo lo strumento e mi piaceva parecchio, ma ero ancora molto concentrato sul mondo degli strumenti a corde. Ero alla ricerca di una Gibson Les Paul per iniziare un percorso di studi “serio”, ma non la trovavo da nessuna parte, fino a quando non capitai in un negozio di musica che aveva in vetrina un sax tenore usato. Inaspettatamente il proprietario me lo fece provare e li fu la prima volta che ebbi un sassofono al collo! Provai a soffiare il più forte che potevo e, strano ma vero, SUONAVA!  Ho sempre amato i suoni bassi e il tenore era il perfetto compromesso tra il poter suonare sia le melodie sia gli accompagnamenti forti che mi piacevano.  Da lì una storia d’amore fatta di vittorie e sconfitte, di amore e di odio che ancora non finisce.

Quali emozioni provi quando suoni il sax? C’è una sensazione o un momento particolare che ritieni unico nel suonare questo strumento?

Quando suono le emozioni viaggiano e cambiano. Spesso, nei momenti difficili, suonare è stata una cura: nelle giornate difficili, anche se non ho voglia, cerco di suonare o di ascoltare musica che non conosco, solo così riesco a trovare quella scintilla che mi porta via da tutto il resto.

Non nego che a volte suonare è faticoso e che lo si fa anche controvoglia, ma sono proprio quelli i momenti in cui spesso si impara di più. Come se il cervello andasse in modalità automatica e memorizzasse senza la nostra volontà.

Questo poi porta a quel turbinio di emozioni che invece arrivano mentre si è golosi di musica: felicità, gioia, rabbia, solitudine, melanconia e soprattutto carica. Ci sono dei momenti in cui suono dal vivo in cui sembra tutto sparire intorno a me e posso sentire le note ancora prima di suonarle, In questi momenti sono dentro la musica al 100% ed è una sensazione inspiegabile, lo definirei quasi un nirvana.

Qual è la tua canzone o brano preferito da suonare e perché? 

Quello della scelta dei brani è sempre un tema caldo per un musicista. Per quanto mi riguarda, non c’è un vero brano preferito, poiché cambiano nel tempo, molti brani che non mi piacevano sono diventati tra i miei preferiti, altri che amavo ora li ascolto con più fatica. Alcuni dei brani che amiamo con il tempo ci sembrano sempre più vuoti a furia di suonarli e questo, secondo me, dipende proprio dal fatto che finisce quel “periodo musicale” in cui quel particolare brano ci tocca l’anima. Di conseguenza cerco, comunque di non smettere di suonare quel particolare brano, ma mi metto anche alla ricerca di qualcosa di nuovo che possa emozionarmi.

Alcuni dei brani che amo suonare da sempre sono: There will be never another you (standard jazz famosissimo), Moanin (hard bop degli anni 60) poi quasi tutti i blues della tradizione jazz. Forse uno degli standard jazz che ho suonato di più – essendo anche uno dei primi brani che ho imparato – è On the sunny side of the street, brano a cui sono molto legato e che continua a darmi emozioni dopo tanti anni. 

C’è qualche aspetto del suonare il sax che hai trovato più ostico?

Con il tempo ho scoperto che il sassofono non è uno strumento così difficile, come si potrebbe pensare. Si, ci sono degli ostacoli da superare soprattutto all’inizio, ma niente di così impossibile. Una delle parti difficile da capire del sassofono – ma in genere di tutti gli strumenti a fiato – è che sono strumenti traspositori (che danno dei suoni diversi da quelli scritti nella parte a essi destinata, ndr) quindi, le prime note che si suonano non corrispondono veramente con quelle che si crede di suonare. Questo forse è il concetto più complicato da assimilare, ma una volta superato non c’è molto altro.

Un’altra delle cose con cui si deve fare i conti, se si vuole suonare questo strumento, è che bisogna avvicinarsi almeno un minimo alla teoria musicale. Il sax è uno strumento melodico e suonando una sola nota per volta bisogna saper scegliere quelle giuste, spesso l’orecchio da solo non basta. Questa parte è strettamente collegata a quella successiva che è lo studio – appunto – delle tonalità. Il sassofono è uno strumento “tarato” per suonare in determinate tonalità e per sciogliersi da questa cosa bisogna conoscere anche le parti “scomode” dello strumento. Ma penso anche che questi siano i problemi generali di chi si avvicina alla musica, con qualsiasi strumento.

Cosa diresti a qualcuno che è indeciso se iniziare a studiare il sax: quali esperienze personali pensi che potrebbero ottenere dall’imparare questo strumento che non potrebbero trovare altrove?

In genere cerco di incoraggiare chiunque voglia ad avvicinarsi al mondo della musica, sassofono o meno. Però posso dire che una delle caratteristiche che più amo di questo strumento è la sua libertà. Per esempio, il fatto che basta averlo e si può suonare ovunque ci si trovi: un parco, una spiaggia, una strada, con chiunque e senza bisogno di corrente elettrica – cosa che invece per raggiungere un certo volume molti strumenti necessitano -. Inoltre, non c’è una musica che il sassofono non possa suonare, essendo uno strumento versatilissimo. Senza considerare che insegna poi tante cose tra cui: una giusta respirazione, l’allenamento mentale e anche fisico. Se qualcuno si volesse avvicinare a questo strumento non potrei che incoraggiarlo, le soddisfazioni che può dare sono enormi e vale la pena viverle. Soprattutto se si vuole provare a “urlare” alla vita.

È stato un piacere condividere un po’ del mio mondo e di questo strumento.
Un saluto a tutti e buona musica!

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